Concludiamo il nostro viaggio nel libro “Come insegnare l’intelligenza ai vostri bambini” secondo le indicazioni del metodo Feuerstein, di Nessia Laniado.
Ecco una sintesi gli ultimi sei criteri della mediazione (i primi sei li trovi in questo articolo):
7) INDIVIDUALIZZAZIONE E DIFFERENZIAZIONE
Il mondo è bello perchè è vario. Insegniamo ai bambini la libertà di scelta e la variabilità del genere umano. Ognuno è diverso e va rispettato nella sua unicità, non piegato a imposizioni rigide e standardizzate.
Per questo è necessario assecondare il desiderio di autonomia che i più piccoli manifestano precocemente, quando possibile ed entro certi limiti. E’ importante infatti concedere spazio, coinvolgere nelle decisioni e ascoltare il parere di ognuno, ma va fatto calibrandoci sulle specifiche situazioni e adattandoci al livello di sviluppo dell’infante.
Richiedere troppa autonomia può generare nel bambino una sensazione di abbandono e scarsa considerazione, ma l’eccessiva protezione può soffocare l’iniziativa e determinare insicurezza. Un buon educatore cerca di giostrarsi tra questi due estremi, ricercando un equilibrio flessibile.
Accanto agli obblighi necessari, permetti al bambino di compiere delle scelte, pre – selezionando gli stimoli tra i quali potrà compierle (es. due o tre giocattoli per l’attività o due magliette al mattino quando si veste). Rispetta le sue decisioni e mostra sempre attenzione nel non violare i suoi spazi e oggetti.
8) COMPORTAMENTO DI RICERCA, SCELTA E CONSEGUIMENTO DEGLI SCOPI
Prefissarsi degli obiettivi nella vita è importante, non tanto per assaporare il successo, quanto per comprendere che i nostri desideri possono essere realizzati solo tramite delle azioni accuratamente pianificate.
Aiuta il bambino a comprendere che gli eventi della vita sono connessi tra loro e che un comportamento provoca un risultato. Spronalo a passare dalla manifestazione di un desiderio alla sua realizzazione concreta, collaborando con lui all’ideazione del progetto. Partendo dal traguardo finale, ragionate insieme sui passi necessari da fare per raggiungerlo. Anche di fronte ad un obiettivo fuori dalla sua portata, provate comunque a valutarlo e trovare possibili alternative realizzabili.
Divertitevi a immaginare conclusioni diverse e anche improbabili di alcune situazioni. (ti immagini se…).
E’ importante che i bambini capiscano che spesso il senso di fallimento deriva dalla mancanza di iniziativa, piuttosto che dal mettersi effettivamente in moto per uno scopo.
Nei bambini più grandi le attività di progettazione e previsione dei risultati possono diventare sempre più articolate e complesse, permettendo di lavorare su abilità intellettive quali l’astrazione e il pensiero ipotetico – deduttivo.
9) DISPOSIZIONE POSITIVA VERSO IL NUOVO E IL COMPLESSO
Spesso, senza nemmeno rendercene conto, siamo troppo apprensivi con i più piccoli; nel tentativo di proteggerli soffochiamo le iniziative trasmettendo paura e sfiducia verso le loro capacità. Cerchiamo invece di accendere in loro la curiosità verso il mondo, il desiderio di esplorazione e il piacere delle nuove scoperte.
Lasciamo che ci provino, evitando di sostituirci nelle azioni ma offrendo semplicemente il nostro supporto e mostrando fiducia verso di loro.
Tieni a mente il concetto di “zona di sviluppo prossimale” introdotto dallo psicologo Lev S. Vygotzky che indica quell’area di competenze non ancora acquisite ma che il bambino ha le capacità di apprendere. Fai quindi in modo che i compiti da affrontare non siano eccessivamente semplici e poco soddisfacenti ma neanche al di là delle possibilità di conseguimento. Il bambino deve essere messo nelle condizioni di fare uno sforzo, anche protratto, ma con la possibilità di raggiungere il risultato. I continui fallimenti creano sconforto e frustrazione.
Attenzione a non essere troppo ambiziosi!Non proiettiamo sogni personali e aspettative eccessive sui più piccoli. Lo scopo non è sommergerli di stimolazioni per allevare piccoli prodigi, ma equipaggiarli per affrontare con serenità le complessità del mondo.
10) PERCEPIRSI COME ESSERI IN EVOLUZIONE
“Sono fatto così, non ci posso fare niente!”. Quante volte lo diciamo o lo sentiamo ripetere dai bambini?
Feuerstein ci insegna che ciò non è assolutamente vero, anche se è un atteggiamento rassicurante, poiché ci permette di evitare di metterci in gioco, provocando un cambiamento nella nostra identità e immagine personale. Più semplice è rassegnarci a qualcosa di immutabile e dare la colpa a fattori esterni sui quali non possiamo agire.
In realtà le funzioni cognitive sono plastiche e capaci di evolvere per tutta l’esistenza. A patto però che vengano giustamente stimolate, con pazienza, gradualità e massima fiducia da chi ci educa.
Poniti in un’ottica positiva verso il bambino: evita di etichettarlo come pigro, svogliato, lento…ma accetta che abbia delle fragilità e delle aree nelle quali il suo sviluppo è disarmonico. Non smettere mai di evidenziare i suoi progressi, riportandolo con la memoria al momento in cui non era in grado di svolgere un certo compito e a come ha fatto per conquistare l’abilità. Rendilo entusiasta e desideroso di cimentarsi in cose nuove, insegnandogli che gli ostacoli non vanno evitati o aggirati ma affrontati con gli strumenti a propria disposizione.
In caso di una vera e propria diagnosi clinica negativa, non trasmettere rassegnazione e non gettare la spugna. La possibilità di evoluzione non è preclusa ad alcun essere umano!
11) LA RICERCA DI UN’ALTERNATIVA OTTIMISTICA
Scegliere di guardare agli eventi della vita con una prospettiva positiva non è segno di superficialità ma un impegno importante che dobbiamo prendere verso i più piccoli.
Essere pessimisti ci porta alla negatività, all’immobilità e alla mancanza di prospettive.
L’intelligenza è alimentata dall’entusiasmo e dall’ottimismo. Saper trovare il lato buono anche nelle situazioni più critiche apre la mente e la mantiene attiva e flessibile.
Trasmetti le tue conoscenze con entusiasmo, sprona impegno e iniziativa, metti in luce le capacità e utilizza gli errori non per sottolineare le carenze, ma per analizzare le possibili alternative.
Ricorri al feedback positivo ed evita di sottolineare sempre gli sbagli.
Proponi premi per le vittorie invece di punizioni per le sconfitte.
12) IL SENSO DI APPARTENENZA
Con questo ultimo criterio Feuerstein porta l’attenzione sulla responsabilità etica e morale del mediatore. Chiunque scelga di intraprendere questa sfida dovrà farlo con consapevolezza, non dimenticando mai l’importanza di trasmettere valori positivi, non solo tramite l’insegnamento, ma anche attraverso il proprio comportamento.
Potenziare l’intelligenza significa dotare degli strumenti per affacciarsi al mondo con partecipazione, superando le disparità e migliorando sè stessi e gli altri, per garantire il bene comune e alimentare il senso di appartenenza al genere umano.
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