I primi sei criteri della mediazione

mediazione adulto bambino

Nel libro “Come insegnare l’intelligenza ai vostri bambini”, Nessia Laniado ci illustra con semplicità ed esempi pratici i 12 principi che secondo il metodo ideato dal Professor Feuerstein possono comporre la nostra mediazione con il bambino.

Vediamo brevemente insieme i primi sei:

1) INTENZIONALITÀ’ E RECIPROCITÀ’

Quando comunichiamo con nostro figlio o con un bambino anche piccolo, facciamolo scegliendo consapevolmente modalità e contenuto, in modo che la motivazione delle nostre affermazioni o richieste sia a lui chiara e lo aiuti a capire ed accettare con maggiore facilità, soprattutto quando pretendiamo qualcosa di faticoso o poco gradevole.
Non basta sbottare in un rimprovero voltandogli le spalle mentre già stiamo agendo per riparare il danno che ha commesso.
Possiamo fermarci, metterci all’altezza dei suoi occhi, toccarlo per cercare l’attenzione e al contempo rassicurarlo sul nostro inalterato amore verso di lui.
A quel punto esprimiamo il concetto, spiegando cosa non va nel suo comportamento, le emozioni che suscita in noi o negli altri e le conseguenze concrete del suo gesto.
Facciamoci ascoltare, rendiamo chiare le nostre intenzioni, coinvolgiamoli in uno scambio comunicativo reciproco per favorire la comprensione.

2) TRASCENDENZA

“Fai così e basta” oppure “veloce con queste scarpe, sei il solito perdi tempo!!”.
Corriamo sempre noi adulti e quando arrivano i figli, ce li trasciniamo dietro a forza.
Nella frenesia del quotidiano non abbiamo il tempo di motivare le nostre richieste. Non possiamo sederci a terra e spiegare che abbiamo un cartellino da timbrare al lavoro e la scuola ha un orario di ingresso da rispettare.
Non dico sempre, ma quando è possibile svegliamoci 5 minuti prima, non solo per fare le cose con calma ma per avere tempo di analizzarle con i più piccoli.
Non liquidiamo rapidamente il loro frequenti “perchè?” e a nostra volta giochiamo a riproporre la stessa domanda, quando compie delle scelte.
“Perchè hai voluto la maglietta rossa questa mattina?” è un’ottima abitudine, spesso con risvolti divertenti, che spinge spontaneamente i più piccoli a comprendere che ogni cosa accade per un motivo e non esiste niente che va fatto senza scopo!
E’ un’attività che stimola l’apertura mentale e il ragionamento sulle azioni; se poi accompagnata da un linguaggio ricco, semplice ma dettagliato, equipaggia il bambino di parole utili per rappresentare al meglio il mondo e fronteggiarlo con maggior destrezza.

Esplicitiamo sempre i perchè dei fatti e delle azioni.

3) TRASMISSIONE DEL SIGNIFICATO

Un tempo le tradizioni erano forti e ben radicate. Il quotidiano offriva rituali simbolici, i modi di dire erano espressioni ricorrenti, i gesti pregni di significati tramandati da generazioni.
Al giorno d’oggi ci troviamo svuotati di queste radici culturali, facciamo poco riferimento al passato e le ricorrenze sono sempre meno, più dettate dal consumismo che dal valore simbolico.
Possiamo opporci a questa deriva mutando il nostro atteggiamento: che cosa ci impedisce di creare dei rituali significativi nella nostra famiglia?
Non dimentichiamo che le emozioni sono un elemento trainante per la conoscenza. E’ dimostrato che i concetti si fissano con maggior facilità nella mente se associati all’esperienza emotiva.
Quando ci viene posta una domanda, non rispondiamo con una definizione enciclopedica ma proponiamo una narrazione stimolante, usiamo aggettivi, ampliamo il campo raccontando storie o aneddoti correlati. Quando possibile coinvolgiamo il bambino nell’andare a ricercare attivamente la risposta, condividiamo insieme a lui il piacere della curiosità e il processo che porta alla sua soddisfazione.

Forniamo ai nostri bambini risposte che aprano la strada per altre domande, spingiamoli a ragionare, accendiamo la creatività, coloriamo le azioni di significati.

4) SENSO DI COMPETENZA

Coltivare l’autostima è uno dei regali più belli che possiamo fare ai bambini.
Partiamo tenendo a mente che la felicità e realizzazione personale non sono tanto legate al buon carattere, ai talenti e successi, quanto più alla fiducia in sè stessi, che è il motore che spinge ad auto migliorarsi, crescere e rialzarsi in piedi dopo ogni fallimento.
Evitiamo quindi di esprimere a parole, o implicitamente con il nostro comportamento, il messaggio “non sei capace!”; non sostituiamoci con forza nelle azioni e non proteggiamo ad ogni costo dagli sbagli.
Al contrario, lasciamo che il bambino impari per tentativi ed errori. Interveniamo solo dopo aver lodato il suo impegno e riconosciuto la difficoltà dell’impresa. Se abbiamo tempo a disposizione diamo dei piccoli suggerimenti e semplifichiamo l’azione in modo che riesca a svolgerla per intero o almeno in parte. Se non abbiamo tempo, interveniamo solo dopo aver riconosciuto la difficoltà e chiesto se possiamo offrire il nostro aiuto.
Quando il bambino sbaglia, invece di minimizzare o enfatizzare l’errore, spingiamolo ad analizzare l’accaduto, senza giudicare ma lasciando libertà di espressione, trattenendoci dal dispensare consigli o correggere. E’ sano imparare ad identificare i propri stati d’animo.
In caso di successo, ricorda che l’apprezzamento è un rinforzo positivo, per il bambino è importante sentirsi supportato dall’adulto ma motiviamo sempre l’elogio facendo riferimento alle sue azioni e alle emozioni suscitate in noi, non alle qualità personali di bravo bambino.

5) CONTROLLO DEL COMPORTAMENTO

Cerchiamo di frenare l’impulsività con la consapevolezza.
Il bambino non deve perdere giocosità e spontaneità, ma deve essere guidato nell’eseguire le sue attività in modo finalizzato.
Se lasciato solo a sè stesso tenderà facilmente a perdersi, a compiere azioni senza una precisa direzione, a non cominciare mai quello che si era prefissato.
Per poter ottenere un risultato, non basta solo averne la volontà ma sono richieste azioni da svolgere in un certo ordine. Evitiamo che il bambino si senta sempre frustrato perchè non raggiunge ciò che desidera.
Ecco alcune strategie:
. Impostiamo delle routine legate alle attività del quotidiano: per i più piccoli sono rassicuranti perchè note. Risultano quindi maggiormente invogliati a metterle in atto senza proteste e perdite di tempo.
. Prendiamo l’abitudine di anticipare quello che andremo a fare: se usciamo a fare una passeggiata, ad esempio, raccontiamo prima le tappe previste, in modo che sappia già dove ci recheremo e non si muova nell’ignoto.
. Quando si pone un obiettivo, proviamo ad aiutarlo a portare consapevolezza sui passi da compiere, chiedendogli di pensare prima di agire e raccontarci come ha intenzione di procedere.
. Fissa poche regole imprescindibili: il bambino ha bisogno di limiti, che facciano da sponda al suo comportamento e infondano sicurezza. Spesso i capricci sono un modo di testarli e se cediamo rischiamo di vederne aumentare la frequenza. Non aver paura a dire no e ad essere inflessibile, senza mai dimenticare di motivare in modo chiaro e comprensibile.
. Insegna al bambino a rimandare la gratificazione. Nella vita il successo non è né immediato né garantito. E’ molto utile imparare ad aspettare il premio quando ha portato a termine il compito, senza sconti.

Tutte queste piccole strategie verranno pian piano interiorizzate e renderanno il bambino autonomo nel gestire i propri comportamenti, in grado di pianificare le proprie azioni, porsi delle regole e tollerare gli insuccessi.

6) COMPORTAMENTO DI PARTECIPAZIONE

I bambini sono fisiologicamente egocentrici. E’ il loro modo di affermare la propria individualità, diversificandosi dal mondo che li circonda.
“E’ mio!” è la loro affermazione preferita e da piccolini fanno fatica a concedere i loro giocattoli. Vogliono essere autonomi e si incaponiscono nei comportamenti, rifiutandosi di ascoltare consigli e accettare l’aiuto.
Questo atteggiamento fa parte del percorso di sviluppo e, anche se a volte risulta snervante, va trattato con cautela e rispetto.
Al contempo, cerchiamo di far leva sul senso di partecipazione, che rappresenta anch’esso una spontanea tendenza dell’essere umano.
Non tagliamo mai fuori i nostri bambini ma rendiamoli partecipi degli eventi, non solo quelli belli ma anche quelli brutti; adattiamo la spiegazione al loro livello di comprensione ma facciamo in modo che capiscano, partecipino, comprendano i sentimenti ed evitino di sentirsi angosciati da atteggiamenti che non riescono a decodificare.
Chiacchieriamo in famiglia, condividendo la nostra giornata ascoltando e raccontando.
Insegniamo le regole della vita di comunità, il rispetto dei turni nell’agire e parlare, l’ascolto, le formule di cortesia, l’attenzione all’altro.
“Secondo te come si sarà sentito?” chiediamo spesso al bambino, spingendolo a considerare il punto di vista dell’altro, facendogli osservare come possa provare sentimenti differenti dai nostri.
Coltiviamo l’intelligenza emotiva e l’empatia, intese come capacità di comprendere e rispettare gli stati d’animo altrui, senza necessariamente doverli fare anche nostri.


Categorie: Infanzia, Logopedia

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