Voce e ambiente di lavoro

ambiente

I disturbi della voce provocati dalla fonazione in ambito lavorativo rappresentano una fetta significativa delle malattie professionali (alcuni studi stimano circa il 25% del totale). Nonostante questi dati, tali problematiche vengono troppo spesso sottovalutate e lasciate alla gestione del singolo senza interventi migliorativi strutturali.

Secondo gli esperti, perché una voce risulti oggettivamente “buona” come strumento, deve soddisfare determinate caratteristiche:

  • Trasmettere interamente il messaggio veicolato all’ascoltatore (efficacia),
  • Con rapidità (efficienza),
  • Senza comportare sforzi per la comprensione,
  • In modalità sicura e priva di disagio per chi lo produce.

La distanza tra gli interlocutori, il rumore di fondo e l’acustica dell’ambiente incidono sulla fatica espressiva.
Se la persona che parla si trova a circa un metro di distanza, in un ambiente tranquillo, la comprensione è ottimale e l’oratore utilizza un tono di intensità media di 55 – 65 dB, facile e naturale da produrre.
Tale condizione non si riscontra se ci troviamo in uno spazio aperto o molto ampio e con elementi di rumore (altre persone che chiacchierano o si muovono, musica, aria condizionata…) distanti dai nostri interlocutori.
Gli studi scientifici del settore segnalano infatti che esiste un monitoraggio da parte del parlante sulla sua produzione vocale, che lo spinge a preservare l’intelligibilità del messaggio in relazione alle condizioni in cui si trova a fonare.
In presenza di rumore ambientale la comprensibilità tenderà a ridursi e il soggetto percepirà una diminuzione del tono uditivo. La conseguenza sarà uno spontaneo incremento di intensità del suono e quindi un maggiore sforzo vocale. Questo effetto di regolazione del volume nel rumore è chiamato riflesso di Lombard (individuato da Etienne Lombard nel 1911).

Gli studi scientifici sull’argomento mostrano differenze ben evidenti nel parlato in ambienti silenziosi e non. E’ interessante notare che ciò non riguarda solo aspetti acustici come intensità e frequenza, ma anche elementi prosodici e fonetici. Questo significa che il discorso si modifica e il soggetto tende in particolare a ridurre le frasi aumentando la durata delle vocali (che sono elementi delle parole che facilitano la potenza e la comprensibilità) e rendendo più precisa l’articolazione dei suoni. Spesso si riscontra un’alterazione della qualità della voce, che diventa più pressata e “rigida” poiché lo sforzo impiegato si manifesta con eccessiva contrazione dei muscoli faringei.

Proviamo ora ad analizzare alcuni contesti lavorativi che possono provocare disturbi della voce:

Per quanto riguarda le professioni artistiche, attori, cantanti, ma anche oratori in conferenze e spettacoli, essi si trovano molto frequentemente ad esibirsi in condizioni ambientali avverse, con tutti gli elementi legati all’acustica ambientale, al rumore di fondo di componenti e persone, alla distanza dagli interlocutori. A loro favore gioca il fatto che, soprattutto in ambienti professionali, si pone molta attenzione all’aspetto dell’amplificazione e cura per il miglioramento dell’acustica. I professionisti dispongono inoltre di tecnica e conoscenze nell’ambito di gestione della voce, strumento di lavoro prezioso del quale mantengono cura costante e di aspetti correlati quale ad esempio la postura.
La situazione può farsi più critica in ambito amatoriale.

Altra condizione nota ma sempre molto trascurata è quella degli insegnanti e degli educatori. I loro disturbi vocali sono quasi totalmente attribuibili alla mancanza di conoscenze sul buon controllo fonatorio e all’ambiente di lavoro. Le aule, soprattutto nei vecchi edifici, sono ampie e rumorose, con caratteristiche acustiche che incidono negativamente sul suono.
Oltre alle difficoltà nel trasmettere un messaggio chiaro, ben udibile e in modalità confortevole, dagli studi effettuati emerge anche una difficoltà da parte del formatore stesso a mantenere un livello adeguato di concentrazione nel rumore e a percepire nitidamente quanto prodotto dagli studenti. L’ostacolo è quindi bidirezionale.
E’ stato dimostrato un grado significativo di correlazione tra l’intensità e il disturbo che il rumore determina e tra essi e lo sforzo vocale percepito dagli insegnanti.

Nella categoria dei professionisti vocali troviamo anche gli operatori telefonici. In questo caso, oltre agli aspetti di acustica ambientale e rumore di fondo, aggiungiamo l’elemento telefonico. Parlare al telefono crea una condizione particolare, nella quale gli interlocutori non si vedono in volto e quindi viene meno tutto il supporto alla veicolazione chiara del messaggio associato alla mimica facciale, ai gesti comunicativi e alla lettura labiale. La tendenza spontanea ma più dannosa per sopperire a questa mancanza è sempre l’incremento dell’intensità della propria produzione, che si accumula a quella impiegata per sovrastare il rumore di fondo, soprattutto se non si utilizzano cuffiette e la comunicazione passa da un solo orecchio.
Questo vale in generale per chi passa molto tempo al telefono.

Nel caso degli impiegati che lavorano agli sportelli o front office a contatto con il pubblico, aggiungiamo tre elementi: il primo è associato alla postura, poiché molto spesso essi si trovano a parlare con il cliente in una posizione asimmetrica, nella quale sono seduti e devono rivolgere lo sguardo verso l’alto per direzionarsi al volto dell’interlocutore che sta in piedi. In questa condizione si altera la normale posizione della laringe che viene innalzata dall’estensione del collo e le corde vocali si trovano quindi a vibrare in allungamento passivo, condizione che poco si accorda con una meccanica di funzionamento corretto. Molto spesso inoltre troviamo una divisore a fare da barriera con l’interlocutore, che può ostacolare la nitida trasmissione del suono. A volte, infine, la postazione di lavoro è collocata in prossimità dell’ingresso con passaggio di correnti aeree e sbalzi termici che hanno effetti negativi sulle vie respiratorie.

Una nota infine per i parrucchieri, che lavorano in ambienti in cui il rumore di fondo è consistente. Non dimentichiamo che anche il phon acceso diventa un competitore per la voce generando un suono che maschera la voce e costringe ad alzarne il volume, oltre che aria calda e asciutta che tende a seccare le mucose.

 

FONTI

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3507387/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5409880/
https://fli.it/wp-content/uploads/2016/04/ISL2014_01ergonomia-voce.pdf


Categorie: Benessere, Logopedia, Voce

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