Il ciuccio

Il ciuccio

Argomento critico per i logopedisti che si occupano di età evolutiva.

Nella raccolta dati del primo colloquio, salta sempre fuori la fatidica domanda: “utilizza il ciuccio?” . Non possiamo negarlo, anche se c’è sempre qualcuno pronto a raccontare del bambino che l’ha utilizzato fino ai 10 anni e ha sempre mantenuto una bocca perfetta, esso rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo strutturale e funzionale del cavo orale.
Ricordiamoci che tra bocca e naso si compiono importantissime attività, che il neonato consolida in modo decisivo nei suoi primi tre anni di vita: pensiamo solo alla respirazione, alla deglutizione, alla suzione prima e alla masticazione poi, per non parlare dell’articolazione del linguaggio.

L’enorme succhiotto che staziona per ore, quotidianamente, tra le labbra dei nostri piccolini, incide sugli elementi buccali:
– se è lungo e rigido va a premere sul palato, che rischia di assumere la tipica conformazione a volta, alta e stretta, che interferisce con una buona respirazione nasale, perchè il palato rappresenta il pavimento del naso e sollevandosi ne riduce gli spazi anatomici;
– la lingua staziona al di sotto, la punta appiattita e poco mobile, con effetti negativi sulla corretta produzione di quei suoni che coinvolgono direttamente il movimento di quella parte;
– le arcate dentarie in via di sviluppo si modellano attorno a questa presenza ingombrante, assumendo conformazioni alterate.

Avete mai provato inoltre a parlare mantenendo un cucchiaino infilato in bocca? Fate l’esperimento e poi mi racconterete di quanto siete risultati chiari e precisi nel farvi comprendere.
Siete ancora convinti che il ciuccio non abbia alcuna colpa?!

A fronte di ciò, il logopedista non potrà che intimarvi di far sparire al più presto il succhiotto, per poter poi intervenire in maniera efficace.

E qui son dolori, ne ero consapevole prima, ma ne sono ancora più cosciente oggi, da logopedista “mammificata”.

Una volta avrei dato consigli sbrigativi per risolvere la questione rapidamente, senza farmi troppe domande su che cosa avrebbe comportato nel concreto.
Da mamma, la mia visione è cambiata.
Il mio bimbo era di quelli dalla “lacrima facile”, per usare un eufemismo, e il ciuccio è stato il primo oggetto che ho preso in mano al mio ingresso in casa, al rientro dall’ospedale. Ho benedetto la sua esistenza tutte le volte che ho avuto bisogno di prendere fiato e dare a mio figlio un mezzo di consolazione autonoma da me.
Anche se nei mesi sono riuscita a non farlo affezionare troppo, ha utilizzato il succhiotto fino attorno al suo terzo compleanno. E quando è arrivato il momento di eliminarlo, sono stati momenti duri, di crisi di pianto e prove di resistenza per noi genitori, che a pensarci ora sono durate poche sere, ma sul momento mi sono sembrate ore interminabili.

Per questo adesso mi sento più vicina alle mamme, quando leggo il terrore nei loro occhi alla richiesta di eliminazione, sono meno categorica nel dare tempi strettissimi e dedico più tempo a fornire consigli su come agire concretamente per avere maggiore successo.

Solitamente intervengo nella fase in cui è ora di toglierlo, ma qui voglio condividere consigli utili a qualsiasi mamma, da tenere presenti quando si è in fase iniziale di utilizzo. Perchè magari non hai voglia di starci a pensare, ma ti assicuro che se agirai preventivamente, dopo sarà molto meno faticoso e frustrante!

  1. Prima di tutto STABILISCI la sua funzione.
    Tipicamente dovrebbe servire come “oggetto transizionale” sul piano emotivo – psicologico, permettendo al neonato di sopportare l’angoscia del distacco momentaneo da chi se ne prende cura. Esso permette un’attività, quella della suzione a scopo non nutritivo, che il bambino padroneggia già dall’epoca intrauterina e associa a momenti di benessere con la mamma e l’allattamento, che lo fanno sentire tranquillo, nella sua zona di comfort, e lo aiutano a rilassarsi attraverso la piacevole stimolazione della bocca.
    Inoltre, in fase precoce, la suzione agisce positivamente sullo sviluppo delle ossa del volto e tonifica la muscolatura facciale.
    Osservatelo com’è beato mentre succhia in modo ritmico e vigoroso!
    Alcuni neonati invece lo rifiutano, identificandolo come un’imitazione mal riuscita e non all’altezza della carne materna!In questo caso NON FORZATELO! Provateci qualche volta dolcemente e rassegnatevi a trovare altri metodi per calmarlo.
    Se sei sostenitrice dell’allattamento naturale, cerca di posticipare l’introduzione del succhiotto almeno dopo il primo mese di vita (secondo alcuni studiosi dopo il terzo mese), epoca per la quale il tuo bambino avrà acquisito ormai una buona competenza nella suzione al seno e il succhiotto non andrà a interferire con essa, rischiando di minare un apprendimento importante e renderlo meno efficace con conseguenze sull’abilità del lattante e sulla quantità stessa di latte prodotto (che è legata alla forza e frequenza dell’allattamento).
    Evidenze scientifiche dimostrano che l’utilizzo del ciuccio è un’azione protettiva nei confronti della morte in culla, per cui teniamo conto anche di questo aspetto e offriamolo in fase di addormentamento.
  2. Una volta compreso a cosa serve, è necessario fin da subito CIRCOSCRIVERNE L’UTILIZZO a quei momenti. Quando il bambino è sereno, rilassato, distratto da altre cose, fatelo sparire.
    Questo vale soprattutto quando comincia a crescere e diventa sempre più interattivo.
    Nel mio caso, mi ero accorta che quando Mattia era sveglio e impegnato in qualche attività, abbandonava il succhiotto. Allora ero svelta a eluderlo dalla sua vista. Non è mai successo una volta che me lo chiedesse al di fuori del momento della nanna, quando invece ne sentiva l’esigenza per addormentarsi e se ne ricordava eccome!
    Iniziate fin da subito con queste sparizioni, facendo in modo che siano spontanee e non attirino l’attenzione del piccolo.
  3. Se il bambino ve lo chiede, provate a DISTRARLO con qualcosa di nuovo, solitamente quando sono molto piccoli dimenticano in fretta. Se è tenace, non cedete immediatamente ma provate altre strategie per sviare la sua attenzione; se continua a insistere e si fa lamentoso dateglielo, ma appena possibile nascondetelo di nuovo e vedrete che alla lunga l’avrete vinta voi sull’abitudine.
  4. NON COSTELLATE la casa di mille succhiotti di scorta, colorati, accattivanti e a portata di mano in ogni angolo. Tenetene uno principale e uno di riserva.
    Relativamente alla scelta dei materiali, ormai in commercio si trova principalmente il silicone, più resistente ai cambiamenti di forma, alle frequenti sterilizzazioni e privo di odori e sapori, in confronto a materiali meno sicuri quali il lattice e il caucciù.
    Pulitelo frequentemente anche solo con sapone delicato e controllate che la tettarella appaia integra, soprattutto con la comparsa dei dentini, poiché il rischio di lacerazione sarà più elevato.
  5. NON ADATTATELO alla crescita. Ci sono succhiotti sempre più grossi, che riempiono ben bene le bocche seguendo il loro accrescimento, regalando sempre grandi soddisfazioni. Ma il bambino non lo sa!
    Può tranquillamente mantenere un ciuccio piccolino, che cambieremo solo per motivi igienici, di perdita o rottura, scegliendone comunque uno per età inferiori alla sua, che gli darà quindi meno piacere nella suzione.
  6. Quando il bambino comincerà a dormire con maggiore regolarità, magari con pochissimi o nessun risveglio notturno, SFILIAMO il ciuccio dalla bocca quando è profondamente addormentato. Se dorme fino al mattino posso anche toglierlo proprio dal letto, se non lo cercherà al risveglio sarà un ottimo traguardo!
  7. Stabiliamo preventivamente il momento in cui lo TOGLIEREMO. Non esiste una scadenza precisa, ma dai due anni la sua presenza si fa sempre più negativa per i meccanismi di sviluppo anatomo – fisiologici della bocca e andrebbe abbandonato al più presto.
    Osservate vostro figlio, se lo utilizza poco fin da subito cercate precocemente di abituarlo a un rituale dell’addormentamento che non lo ponga come elemento principale. Magari iniziando dai riposini diurni. Potreste dirottare ad esempio la sua attenzione sulla compagnia di un bel pupazzo o sulla lettura di un libretto.
    Se invece ne è dipendente per addormentarsi, iniziate con mesi di anticipo a parlare con lui del fatto che dovrà abbandonarlo, magari associandolo al compleanno e quindi alla crescita. Parlatene con dolcezza e non mettetelo a disagio o in ansia, pressandolo eccessivamente. Coinvolgetelo nell’arrivare a fare questa scelta autonomamente, magari tramite libri per bambini sull’argomento. Iniziate a costruire una routine della nanna insieme, che sia ripetitiva, che lo tranquillizzi e gli faccia percepire meno la sua mancanza, quando verrà il momento.

Alcuni bambini, ben preparati, riescono a lasciarlo serenamente. Ma se nel vostro caso non accade, non fatevene una colpa!

Ogni bimbo è fatto a modo suo e ha i suoi tempi. Magari avrà bisogno di coccole extra e una vostra maggiore presenza al momento di andare a letto. Non negategliela ma fate in modo che non diventi un’abitudine sostitutiva, che vi obblighi a stare ore nella sua stanza fino a quando crolla. Puntate sempre sulla sua autonomia.

Spero che questi consigli possano esserti utili. Non esiste un “protocollo” da seguire, ogni mamma conosce il suo bambino e calibra le scelte in base alla sua personalità e i suoi comportamenti. Ricordati però che è importante renderlo autonomo gradualmente ma con fermezza, aiutandolo a crescere sereno e sicuro, ponendoti come guida per un’evoluzione armoniosa e serena.


Categorie: Infanzia, Logopedia

Lascia il tuo pensiero